Firenze, giugno
Incontro a villa Mercede a Bellosguardo il mio vecchio amico Rossano
Brazzi. Abbiamo più o meno la stessa età e ci conosciamo da quando
eravamo ragazzi. Rossano non ha segreti per me, e accetta volentieri di
raccontare certi episodi inediti della sua vita che illuminano in modo
sorprendente il personaggio, tuttora pieno di misterioso fascino, di
una celebre diva: Greta Garbo.
Si è parlato molto di un ritorno di Greta al
cinema, e poiché finora la "divina" ha resistito a questa tentazione,
si è cominciato recentemente a parlare di un film sulla sua vita
interpretato da un'altra attrice: e ciò prova come sia ancora vivo il
mito della Garbo in tutto il mondo. Ma com'era Greta in realtà? Perché
si ostina a vivere così appartata? Per quale ragione non ha mai voluto
tornare davanti alla macchina da presa? Il mio amico Rossano è uno dei
pochi che conoscono la verità e possono rispondere a questi
interrogativi.
«Ti ricordi di Greta?», gli domando.
«Certo che me ne ricordo», mi risponde Rossano
sorridendo malinconicamente. «: Che creatura fantastica, che donna
eccezionale. Fece impazzire anche me, una volta. Ma non fraintendermi.
Mi fece impazzire perché anche io, come tanti altri, avrei voluto
girare un film con lei ed alla fine non se ne fece nulla. Era una donna
strana, semplice e complicata nello stesso tempo».
Roma. Rossano Brazzi e la moglie Lidia Bartolini sul terrazzo
della loro casa romana. I due sono sposati dal 1940 e non hanno
figli. L'attore italiano conobbe Greta Garbo nel 1948, a Hollywood.
Rossano rimane qualche attimo silenzioso e
assorto, come se volesse richiamare alla memoria tutte le immagini
delle quali è stato fino ad oggi il geloso custode. Poi racconta:
«Conobbi Greta nel settembre del 1948, a Hollywood. La conobbi a
Beverly Hills, in casa di Bryan Haerne, il glorioso pioniere del cinema
muto. Era presente, ricordo, anche George Sanders, appena rientrato a
Hollywood dopo aver sposato Zsa Zsa Gabor. Mentre io e mia moglie Lidia
scendevamo dalla nostra automobile davanti alla villa, Furia, il
cagnolino bianco a cui eravamo tanto affezionati, ci sfuggì e fu
travolto dalle ruote di un autocarro che sopraggiungeva in senso
inverso.
«Lidia entrò nella casa di Haerne disfatta per
il dolore. Non aveva nemmeno la forza di parlare: si mise nell'angolo
di un salone a piangere a calde lacrime. Ad un tratto sentì al suo
fianco una signora che le mormorava parole di conforto; un'affascinante
signora, elegantissima ed estremamente cordiale: era Greta Garbo.
L'attrice passò la serata accanto a Lidia e a me, senza lasciarci un
istante: ci sentimmo subito come amici di vecchia data.
UNA STELLA È MORTA
«Poco dopo il nostro incontro», continua
l'attore «Greta telefonò a mia moglie e le chiese con semplicità se
poteva venire da noi a mangiare un piatto di spaghetti. Insomma si auto
invitò, precisando che voleva proprio gli spaghetti alla napoletana,
come si mangiano a Napoli. Forse provava nostalgia al ricordo del suo
recente soggiorno a Ravello col maestro Stokovsky, un soggiorno
sentimentale che sollevò un grande clamore sulla stampa internazionale.
Mia moglie Lidia le assicurò che avrebbe mangiato i veri spaghetti alla
napoletana, e Greta ci raggiunse, felice e spensierata come una
ragazzina in vacanza. La spaghettata consolidò la nostra amicizia e da
allora Greta divenne di casa nella nostra villa di Santa Monica.
Arrivava senza preavviso all'ora dei pasti, ma non ci metteva in alcun
modo in imbarazzo, perché era vegetariana e per lei un piatto di
spaghetti e una semplice insalata costituivano già una colazione
completa. Era molto magra e vestiva anche allora in modo strano. In
genere indossava i pantaloni lunghi. Parlavamo quasi sempre di musica,
di teatro, di cinema. Almeno allora Greta era piena di entusiasmo e di
progetti per l'avvenire. L'immagine di una Greta Garbo malinconica è
sbagliata. Greta è stata sempre una donna molto gaia. Spesso scoppiava
in risate squillanti».
Da allora Greta ed i coniugi Brazzi si
rividero più volte a Parigi, a Roma, sulla Costa Azzurra.
«Nel 1950», ricorda Rossano « si parlò
addirittura di un film da girare insieme La duchessa di Langeais, con
James Mason come protagonista. Io avrei dovuto impersonare un ufficiale
bonapartiano. Il produttore sarebbe stato Walter Wanger, il regista Max
Ophuls. Ci incontrammo a Parigi per definire l'accordo. Il film mi
sembrava bello e l'idea di recitare con la “divina” mi entusiasmava.
Ma, al momento di concludere, Greta sparì e con lei svanì una delle
occasioni più ambite della mia carriera. Fu in quella occasione che
Walter Wanger pronunciò la celebre frase: "Una stella è morta". Che
cosa era accaduto? Lo seppi più tardi dalla stessa Greta. Un giorno, a
Parigi, si era guardata nel lo specchio e aveva deciso di troncare la
carriera».
Londra. Una delle immagini più recenti di Greta Garbo (64 anni), che
s'è lasciata ritrarre liberamente, per la prima volta dopo anni, dal
fotografo “delle regine” Cecil Beaton. Rossano Brazzi (32 anni) ricorda
la Garbo, che ha avuto modo di conoscere molto bene, come «una donna
strana, semplice e complicata nello stesso tempo». I rapporti tra i due
attori sono continuati fino al 1963 quando Brazzi ha tentato per
l'ultima volta, senza successo, di convincere la diva a tornare sullo
schermo al suo fianco.
Brazzi si passa una mano sulla fronte; forse
stavolta il ricordo è poco piacevole: quella del film La duchessa di
Langeais fu una grossa delusione nei suoi rapporti di lavoro con la
Garbo, ma non fu la sola.
«Ritornai in America», riprende l'attore « per
altri impegni. Passò del tempo ed una sera ricevetti una telefonata.
Riconobbi subito la voce: era lei, la Garbo. "Rossano", mi disse "ti
debbo vedere subito". Non chiesi altro, e corsi da lei. Ristabilimmo
subito i nostri buoni rapporti e discutemmo per ore di un altro
progetto. La preparazione del nuovo film andò avanti, giungemmo a
compilare i piani di lavorazione. Per alcuni mesi vidi Greta molto
spesso. Ma notai ben presto un fatto allarmante: ogni volta che la
macchina da presa l'inquadrava per eseguire un provino, Greta
impallidiva, tremava, sudava freddo. Mi implorava con lo sguardo e
sembrava dirmi: "Rossano non ce la faccio più". Mi resi conto che aveva
perduto completamente la fiducia in se stessa, ma la rinuncia era
difficile sia per lei che per me. Alla fine mi fece rapire chiaramente
che tutto era inutile e sparì di nuovo. Fu l'ultima volta che la vidi,
ma ancora oggi Greta è per me la più grande attrice del cinema di tutti
i tempi».
Tuttavia i rapporti di lavoro tra Greta e
Rossano non finirono qui. Il 30 marzo del 1963 un voluminoso plico fu
spedito da Roma diretto a New York, all'indirizzo di Greta Garbo. I
mittenti erano Rossano Brazzi e Mina Wallis. la celebre agente
cinematografica che aveva combinato l'incontro fra Soraya e Dino De
Laurentiis e convinto l'ex imperatrice a tentare la strada del cinema.
Il plico conteneva due copioni che costituivano un altro tentativo di
far tornare la "divina" al cinema.
«Dati i precedenti rifiuti», racconta Brazzi
«le speranze erano scarse, ma questa volta Greta non rispose con un
secco "no", anzi si mostrò vivamente interessata al progetto, lo
discusse nei particolari, lo modificò a più riprese e concluse
rinviando il "sì" definitivo e la firma del contratto alla lettura
della sceneggiatura. Il regista doveva essere David Lean che aveva già
diretto Summertime, un film che a Greta era piaciuto molto. Erano stati
scelti sceneggiatori di grande prestigio. Greta stessa a New York
discusse animatamente i particolari del sensazionale progetto con Mina
Wallis. Ma anche questa volta, all'ultimo momento, non se ne fece
nulla».