E' quasi mezzogiorno ormai, il sole picchia a mille sul lungomare.Tutti i turisti si sono già imbarcati per le stesse mete e qui sono rimasti solo pochi motoscafi a solcare le onde, portando avanti e indietro degli sciatori d'acqua improvvisati che cadono in continuazione. Mi ricordo di un pomeriggio in cui due motoscafi solcavano lo stesso tratto di mare quasi affiancati. Uno trainava una fune dritta in verticale su cui era appeso un uomo ciondolante da un parasailing in alto nel cielo, l'altro trainava un'altra fune tesa in verticale al limite della quale si teneva aggrappato un bambino sul suo mono sci, il nostro bambino. All'improvviso l'uomo alla guida del primo motoscafo si mise a zigzagare pericolosamente sulla superficie dell'acqua guardando solo in alto per cercare di tenere su il suo cliente, e si dirigeva velocemente proprio sulla traiettoria della nostra imbarcazione:
"Buttati Roby. Lasciati andare" gridavamo gesticolando Walter ed io in direzione del piccolo cercando di superare il frastuono dei motori. Furono attimi di terrore, ma nostro figlio comprese, lasciò la presa e mentre la sua fune correva ormai libera sull'acqua il bolide gli passò solo vicino a tutta velocità. Roby era salvo, si era buttato evitando l'incidente per un paio di metri soltanto! E mentre lo andavamo a recuperare il nostro cuore continuava a battere all'impazzata. Più tardi, sulla spiaggia, l'incauto conducente si scusò, con le mani giunte. Un paio di giorni dopo un altro suo cliente fu fatto atterrare male con il parasailing su cui era appeso ed invece di planare sulla spiaggia si trovò ad abbracciare una palma. Fu il suo addio alla Thailandia e alla vita!

Continuo nella passeggiata, coperta dal solo costume da bagno e i soliti sandali, la consueta borsa a tracolla contenente pantaloncini, maglietta asciugamano e appesantita da almeno un paio di libri. Mi fanno ridere i turisti che incrocio sul mio cammino, pare che si portino dietro una casa, ingombri come sono di cineprese, macchine fotografiche e copricostume che non indosseranno mai. "Non fotografare! Guarda invece! Quello che incamerano i tuoi occhi è prezioso, non quello che rimane stampato sulla carta" mi diceva sempre Walter. Così ho smesso di fare "clic".
Un bimbo sui cinque anni corre felice tra una palma e l'altra della "passeggiata". Si nasconde, poi riappare giocando a nascondino. Un omaccione gli si avvicina. Un olandese forse, si inginocchia alla sua altezza e lo accarezza. "Sarà..." Ma anche a me viene spontaneo di precipitarmi verso di lui, prenderlo in braccio e cercare la sua mamma che ci osserva a poca distanza. Glielo riporto e mi metto a chiacchierare un poco con lei mentre l'omaccione si allontana senza voltarsi.

Alle nove di un altro mattino attraverso la "Via del male". Mi guardo attorno curiosa. Molti sono gli alti seggioloni rovesciati sui banconi, ove la sera prima erano seduti grassi tedeschi o scandinavi con in braccio le solite esili thailandesi, le figlie forse di quelle che avevo incontrato anni prima, o altre piccole contadine arrivate come le precedenti.
Sono cambiati i clienti, non più americani pieni di dollari, molti dei quali passati per caso, per spassarsela un poco, prima di morire nel Sud Est Asiatico. Questi "nuovi clienti" sono senza scrupoli, di una volgarità ancestrale e di una cattiveria innata.
Vista così, al mattino, mi pare una stradina d'educande, immersa in un sole pieno e accecante.
Le bottiglie di birra vuote hanno sostituito i bicchieri colmi di wiskey e sono le stesse ragazze che si offrivano la sera prima probabilmente, quelle intente a ripulire ora,ciò che una baraonda selvaggia ha lasciato la notte precedente. Se le guardi, vedi che hanno gli occhi gonfi, qualche segno di violenza sul viso ed un'espressione di rivalsa per un candore rubato o mai conosciuto! Fa già caldo. Ovunque le piante crescono rigogliose qui, e i locali sono sempre molto attenti nella manutenzione e pulizia delle strade.

Arrivavamo fino ad un vecchio albero, nel nostro passeggiare con nostro figlio alla sera. Era il limite oltre il quale non andavamo, evitando di fargli conoscere così, un lato della vita troppo spinto per un ragazzino. Ma una sera ci fu un black out. Tutte le luci si spensero. Si fermarono tutte le attività e furono proprio le "signorine della notte" nella loro allegria a divertirsi, a sparpagliarsi oltre il percorso a loro permesso, spogliandosi completamente e correndo per tutta la strada, al lume della luna, superando il vecchio albero e correndo nella la nostra direzione. Le loro voci risuonavano come campanelli a festa. Scherzavano, abbracciavano il ragazzino, lo riempivano di baci, con gioia, prima di ritornare, con la luce dai loro "uomini" compagni d'una notte. Tutto era stato così gioioso e naturale! Uno scherzo, un gioco, una voglia di vivere che i thailandesi non hanno mai abbandonato!

I Tramonti sono unici, e mi piacciono immensamente. E' l'ora in cui la spiaggia si ripopola della sua gente. I ragazzi, terminata la scuola vi si radunano per giocare al Tacrò. Calciano con i piedi nudi una durissima palla formata da strisce di ratan. Le donne, fasciate nei loro sarong multicolori vi vengono a passeggiare con i bambini. Gli uomini, ormai liberi dal lavoro, vi si radunano a chiacchierare.

Migliaia di uccellini invadono l'arenile, alla ricerca di briciole dimenticate. E tutto questo con lo sciacquio di un mare che si ritira, mentre il cielo si prepara a bruciare le onde con i suoi colori dal rosso più intenso. Mi fermo allora, immobile sull'arenile, attenta e presente per non perderne la magia! Per un attimo pare che tutto vada a fuoco. Le lingue di colore che hanno invaso lo spazio sfumano in diverse tonalità di rosso, di giallo, arancione. Sembrano voler ballare tra loro una danza d'amore. Vale la pena viaggiare fino a qui, solo per vedere questo spettacolo, per sentirsi come a far parte di passato, presente e futuro nel medesimo tempo, come se la vita si svolgesse tutta nel breve spazio che il sole impiega per scendere e spegnersi in mare.

Quando ho qualcosa da assorbire dentro mi metto in cammino! E oggi lo smaltimento è pesante, visto che ho deciso di arrivare all'altra punta della baia, fino a raggiungere "casa mia". Laggiù, solo quattro chilometri di spiaggia più in là, c'è Pattaya Nord!
Laggiù c'era la nostra casa - albergo, il nostro parco, le nostre bestie, e tutto ciò che era la nostra vita! Laggiù, forse c'è ancora il mio letto sfatto, il disordine, i libri abbandonati ovunque, il profumo dell'incenso, le bucce delle piccolissime banane nel cestino, l'accappatoio dimenticato in piscina, i nostri corpi addormentati. Laggiu'! Il lungomare è sempre bello e largo. La passeggiata, all'ombra di alte palme,divide la spiaggia dalla strada. Gli alberghi sono numerosi e molti espongono cartelli con offerte speciali. Sono alberghi dalle forme strutturali più svariate, da quello con l'entrata a pagoda, all'"O-One" che ha forma di nave, con tanto di prua rivolta verso la spiaggia. Bastano pochi passi per raggiungere la sabbia, gettarvi sopra il borsone e immergermi tra le onde. E lo faccio, lo faccio spesso lungo questo percorso. Voglio che duri a lungo, forse per ritardare il mio arrivo all'altra punta, forse per assaporare ad ogni passo o a ogni bracciata , un flash, un'immagine, un ricordo di questo posto tanto amato.

Facevamo parte di un gruppetto di giovani che rideva a crepapelle correndo sull'arenile infuocato all'inseguimento di una venditrice. Lei aveva fretta di tornare a casa e camminava veloce sull'arenile a piedi nudi. trasportava due ceste piene di frutta, appese ad una lunga stecca flessibile, che teneva appoggiata su una spalla. A turno, rubavamo ora una banana, ora un ananas o un mango e poi le correvamo davanti, mostrandole dispettosi. Lei ci chiedeva di pagare. Allora rimettevamo i frutti nei cesti rendendone pieno uno e svuotando l'altro. Così le ceste non si mantenevano più in equilibrio sull'asta. E la donna era costretta a fermarsi per rimettere le ceste in bilancia. Rideva, parlando un thai dialettale. Le "erre" diventano "elle". Finché una piccola folla prese parte al gioco. Gente locale, sempre pronta a partecipare quando c'era allegria.

> Ed eccomi giunta all'estrema punta Nord della Baia! Sopra gli scogli dove era nascosto un semplice "tempietto degli spiriti" adesso troneggia il secondo albergo più grande della baia, il Dusit Resort. Cerco il "nostro" e lo trovo con un po' di difficoltà. Il vecchio e una volta solitario "Nipa Lodge" ha cambiato nome.

E' diventato Amari Orchid Resort. Lo riconoscerei tra mille. Attraverso la strada, lasciando la spiaggia, m'infilo la maglietta sopra il costume e saluto a mani giunte la guardia che mi sbarra l'entrata. Mi risponde allo stesso modo e mi fa passare. Gironzolo lentamente per il circondario, con rispetto, ho persino paura di calpestarne il terreno. La vegetazione nel parco si è infoltita. E' stata arricchita e impreziosita. In un angolo c'è sempre il piccolo ristorante italiano dove abbiamo passato tante serate, cantando e suonando la chitarra, a destra i campi da tennis, dove abbiamo giocato tante partite. Più in là, nascosto sotto le palme, il minigolf, e poi ..e poi...
Salgo le scale che mi portano alla costruzione principale, formata da tre ali. Non vedo più la piscina. E' stata spostata più in là,prendendo la forma dì un serpente raggomitolato su se stesso, con tanto di bar e seggioloni che emergono dall'acqua. Non trovo l'elefante, non vedo le scimmie. I pappagalli sono spariti ed eccomi, occhi in su, a cercare la finestra della nostra stanza! E' sempre lì. Aspetta che qualcuno le apra i vetri per fare entrare l'aria profumata. Un qualcuno che vorrà forse abbracciare tutta l'abbondanza della natura! Un boy mi offre premuroso una sdraio e mi chiede cosa desideri bere. Chiedo il succo prezioso del lime che mi piaceva tanto ed accomodandomi mi guardo intorno, come una turista qualsiasi. Dall'interno dell'hotel sciamano gruppetti di turisti ciondolando gli asciugamani quasi fino a terra, in mano serrano le chiavi delle stanze. Noto che sono sempre le stesse come gli asciugamani color viola, adesso decisamente stinti e slabbrati.
La ricercatezza dei particolari manca, come manca la delicatezza d'espressione e d'educazione tra i suoi ospiti. E' tutto un chiamarsi a gran voce da una parte all'altra, un urlare storie personali e critiche offensive.
Una sera di Capodanno, dopo una cenetta intima al lume di candela, lasciamo che il nostro piccolo continuasse per suo conto la festa ai bordi della piscina. I camerieri lo coccolavano, offrendogli gelati e dolcetti.Le luci diffuse dai torcieri ai bordi della piscina, ne illuminavano il fondo dove si riflettevano le stelle. Le tavole erano imbandite e un'orchestra suonava motivi light. Gli ospiti si erano vestiti da sera con abiti che risaltano così bene le abbronzature. D'un tratto il nostro ragazzo, dieci anni allora, si diresse verso una signora seduta ad un tavolo, le prese la mano tra le sue e baciandola la invitò a ballare. Io sono dietro una siepe, come allora. Lo rivedo danzare come un piccolo Lord, con una bella dama e come allora,mi commuovo.

Ridiscendo le scale che mi porteranno all'uscita per riattraversare la strada e ritrovarmi sulla spiaggia privata. Ci sono sempre le sdraio allineate Un gruppetto di thai offre massaggi, giri in barca, water sky, parasailing e altro ancora. Mi siedo,gambe incrociate sul bagno asciuga in tempo per vedere atterrare un "cannotto" a pochi metri dalla riva.
"E questo che cos'è?". E 'proprio un cannotto che trasporta due persone più il conducente, attrezzato sia per volare che per navigare.
Questa poi! Basta ho visto a sufficienza. Sulla strada fermo una camionetta che mi riporterà nuovamente all'altra estremità della baia, vicino al Royal Cliff. Giunta al mio albergo telefono a Prem e lo prego di venirmi a riprendere, poi preparo la valigia in tutta fretta. Ho voglia di ritornare a Bangkok, di fuggire di nuovo. Ho voglia di ricostruirmelo questo paese, ricostruirmelo dentro, ricominciando da capo.

"Sei stata felice qui?" mi chiede Prem guidando veloce e sicuro. Lo guardo e sorrido a modo suo. Lui non può sapere quanto quella frase si allarga nel mio mondo emotivo passato a Pattaya. La strada si consuma velocemente anche se più di un ora ci separa ancora dalla capitale. "Vedi li stanno costruendo un aeroporto nuovo, farà concorrenza a quello di Hong Hong per grandezza e funzionalità" m'informa ad un certo punto.
Più in la per fortuna c'è ancora la piantagione di ananas! E ci sono isole da qualche altra parte e giungle, popoli nomadi, bufali e risaie.
"Ci fermiamo? " "No grazie" rispondo "Tira dritto".
E tanto per passare il tempo, o meglio per curiosità, mi chiede come è il paese così lontano dal suo, nel quale normalmente vivo.
"Fa freddo, molto freddo. La gente è coperta di indumenti pesanti in questa stagione, e sulle montagne nevica." "Snow? Can you explain what is snow?"
"Se posso spiegarti cosa è la neve? Sono batuffoli che cadono dal cielo al posto della pioggia, dei fiocchi bianchi e leggeri tutti diversi tra loro. Se li guardi con una lente, puoi vedere che sono formati da veri ricami di ghiaccio, ma devi fare in fretta perché poi ogni fiocco di scioglie tra le tue mani"
"Mi stai prendendo in giro?" dice. "No davvero, è così, però la neve può anche ammucchiarsi e restare a lungo sulla terra" e questo sforzo nel cercar di spiegare un effetto atmosferico dura un bel po'. Spiegare ad un thai che cosa sia la neve e' un'impresa davvero ardua. Per fortuna lui si distrae fermando l'auto sul ciglio della strada. Scende e lo vedo parlottare con una venditrice di fiori, poi ritornare porgendomi un enorme mazzo di orchidee dal colori piu' rari. "For you!" dice semplicemente e si rimette alla guida.
Le orchidee! mi accorco solo ora di non averne parlato in questo racconto. Comunque e' tardi, ci stiamo avvicinando a Bangkok.
Prem mi lascia davanti allo "Shangrì La" dove subito i miei bagagli vengono catturati. "Ciao" dico in italiano al mio nuovo amico stringendo i fiori tra le braccia. "Sawasdee" mi risponde "Buona fortuna" poi voltandosi per l'ultima volta nella sua lingua aggiunge:
"Così una volta c'erano le tigri lungo la strada per Pattaya eh?"


P A G I N E > > > > 1 | 2 3


Valid XHTML 1.0 TransitionalCSS Valido!