E' di nuovo primavera.
Era soprattutto in questa stagione così particolare che andavo in cerca di fiori quando abitavo in città. Volevo catturarne i profumi e portarli a casa,
nell'appartamento dove vivevamo noi tre. Il sorriso, la gioia, la speranza che un fiore mi dava era accattivante. In certi periodi non potevo permettermene molti, in altri invece la casa era ricca di fragranze delicate e vivace adornata da tanti colori vivi.
Nel primo caso mi lamentavo per non aver potuto comperare di più. Nel secondo era Robin a lamentarsi per l'invasione della natura ovunque, dal corridoio al bagno.
"Se ti piacciono tanto i fiori passeggia davanti al fioraio"
Così i fiori erano ovunque meno che in camera sua, allora si lamentava più forte:
"Da me niente?"
Così quando addobbavo i vasi con i fiori mettendoli un po' ovunque, nel nostro vivere quotidiano, il primo bouquet era destinato alla sua stanza.
"E' di nuovo primavera!"
Adesso abito in una Villa circondata da un parco in cui ogni angolo ha un cespuglio, un fiorire stagionale.
Iniziano le Camelie, seguono i Narcisi, poi scoppia la Mimosa con i suoi pallini d'oro intenso. Appare come un'inondazione.
Posso vederla da tutte le finestre di casa. Il mio fiore preferito è il Lilla, con il suo profumo intenso. I grappoli propendono dalle estremità dei rami più teneri e ognuno di loro è formato da mille fiorellini piccoli e deliziosi. Tutti insieme formano una macchia rosso vermiglio che si protende verso il cielo per cercare la luce rinnovata e il nuovo sole. Penso che il Lilla sia amico del sole, e se cerca di stendere tanto i rami, è per cercare di avere con lui una dolce intimità, mischiare il di lui colore, con i suoi profumi.
Poi ci sono le violette selvatiche...Ogni volta che passeggio per prati che circondano questa zona sono alla ricerca dei piccoli cespugli che si mimetizzano così bene. Ogni qualvolta ne trovo uno ci scavo intorno delicatamente con le mani nude e lo porto a casa per depositarlo nell'aiola dei fiorellini delicati, quelli cui quando nessuno mi sente racconto delle storie. Alle viole selvatiche devono piacere molto le mie storie, perché anche se travasate dal loro posto scelto per nascere continuano a crescere e propagarsi generosamente.
Così le stagioni si alternano con la continuazione della mia vita.
L'estate è satura di prorompente vegetazione intorno a noi. Basta uscire dalla porta di casa per sentirsene invasi. Inoltre è un rifugio perfetto per tante creature. Arrivano a migliaia gli uccelli quando non tanto lontano si odono gli spari. Pare sappiano che qui tutti si trovano al sicuro. Ci sono diversi posti dove ho nascosto delle piccole vasche, sempre riempite d'acqua fresche e spesso sorprendo i merletti sguazzarvi allegri. Vengono anche i gatti selvatici addestrati con il mio pensiero a non cacciare qui. Una famiglia di tortore ha preso l'antenna della televisione per il suo osservatorio e un pettirosso si è avvicinato tanto questa mattina che ho pensato fosse stato mandato da qualcuno a me caro più d'ogni persona nell'universo.
Poi ritorna l'inverno con i primi fremiti del mio corpo. I fiori sono scomparsi dal mio giardino e la casa n'è disadorna.
Non ne compro più da tanto tempo. Quelli che si comprano d'inverno sono cresciuti nelle serre, soffrendo certamente per la loro nascita fuori del percorso naturale. Il giardino si trasforma e prevale il verde diventato ora più intenso e lucido. Ogni albero ha una storia....C'è il piccolo abete trovato vicino al secchio di spazzatura dopo le feste Natalizie ...era terribilmente rinsecchito e triste, in fin di vita ormai, quando l'ho raccolto. Il suo primo approccio con me è stato quello di cospargermi d'aghi secchi come per dire:
"Che mi raccogli a fare? Tra qualche giorno mi riporterai qui"
Invece no, non gliel'ho data vinta e dopo averlo piantato in un angolo anonimo a dire il vero, si è ripreso e adesso troneggia rendendo il luogo scelto per lui davvero particolare.
Un secondo Abete che avevo comprato con tutte le radici e che ci ha allietato durante l'unico Natale passato in questa casa con noi tre ancora riuniti è stato ripiantato subito dopo le feste. Dopo pochi mesi però il nostro Robin è partito per sempre, Lui non vedendolo più venirci a trovare, sostare davanti a lui ricordando momenti belli, si è rattristato ed è incominciato ad ingiallire, ad abbassare i suoi rami come in una smorfia di dolore. Poi gli aghi sono diventati marrone e quindi secchi e neri.
Stava morendo anche lui. Ma non mi sono data per vinta, in nome di un ricordo, in ricordo di un amore. Ho lottato per la sopravvivenza dell'albero, per me, per lui e per Robin. Versavo acqua fresca e tiepida sulle se radici con l'annaffiatoio per farla scendere dolcemente e bagnare le sue radici facendolo bere senza soffocare, poi man mano che lo vedevo riprendersi sempre in maniera più abbondante e copiosa. Adesso il nostro primo e unico Pino natalizio troneggia, alto quasi fino a raggiungere il tetto e mi dice:
"Si! Sì gliel'abbiamo fatta!"
Tra tanto verde adesso vorrei parlare dell'albero del pianto. Un'altro dei miei preferiti. E' un abete speciale con i rami larghi e ornato d'aghi lunghi e fini. Un sempreverde immenso, protagonista nell'insieme della scena, le sue prime fronde rasentano il suolo come per accarezzarlo. Non ho mai permesso che gli fosse tagliato un singolo ramo. Copra pure il prato finché vuole, vada pure ad accarezzare con i suoi aghi sottili altre radici, altri rami.
E' stato lui a cullarmi sotto tanta abbondante tenerezza allora... Lui a sussurrare:
"piangi pure. Ti farà bene. Farà volare la tua anima rendendola libera. Piangi pure quanto vuoi, ciò ti renderà calda dentro e più vicina a Dio o a chi ami!"
L'ho chiamato "Albero del Pianto" e lo indico sempre a chi ci rende visita senza spiegare il perché del suo nome.
Lui mi guarda con la sua punta, ne sono certa, che in alcuni momenti si piega verso di me al suo cospetto così piccola e fragile. Si piega soprattutto quando ho tanta voglia di piangere come se volesse abbracciarmi e proteggermi ancora sotto le sue fronde accarezzandomi con i suoi aghi lunghi e delicati.