Fantasmi! Piccoli nani si sono impadroniti della mia mente.
L'affollano, correndo, passeggiando, fermandosi per dividersi in gruppi. Sostano chiacchierando tra loro con disinvoltura, proprio come si fa su una pubblica piazza. Sono figure in miniatura d'ogni tempo.
Alcuni tra loro, sfoggiano il vestito della festa, altri, l'abito di tutti i giorni, oppure l'unico che hanno. Ogni abito ha un suo inserimento, un rango.
Le sembianze di questi esseri sono così diverse tra loro. Conversano, ridono, si allontanano per poi ricongiungersi. Un vero e proprio salotto il mio cervello.

" Porca miseria...è mia la mente " protesto " Nessuno, nessuno deve entrarci con la forza, senza bussare! "
I fantasmi invece, lo hanno invaso. Sono diventati cento, mille e forse più…
Mi trovo nel bel mezzo di una manifestazione contro qualcuno? Forse la protesta è contro di me? Cerco ancora di mandarli via con violenza, umana rabbia, movendo anche le braccia, il corpo, come quando si cacciano le mosche che ronzano ora in alto ora in basso o da un lato all'altro della stanza.
Davvero non comprendo cosa stia accadendo. All'improvviso non sono più io. Mi premo forte le tempie con le mani e cerco di forzare questo mio pensare...E loro sempre lì. Non mi ascoltano nemmeno. M'ignorano.

Tra la folla nonna Granny mi appare in primo piano. E' sempre altera e affabile. Conversa con Pio XII, trascinando la sua erre moscia nel narrare. Lui né é attratto senza ritegno e fatica a tenere fermi gli occhiali sottili sopra la punta del naso.

Poco distante da loro adesso posso vedere Weigo. E' un anziano dignitoso signore d'altri tempi, un fuori uscito politico polacco e si lamenta di continuo, così come ha sempre fatto, a proposito dei suoi ex compatrioti divenuti ormai dei pezzenti. La moglie Natasha sorride, lo lascia dire e si allontana seguendo un proprio pensiero...

A rubare loro la scena ora è un barcaiolo di sampan, un cinese grasso e rugoso. Le rughe che gli solcano il viso paiono un complicato ricamo, tanto che a malapena si riescono ad intravedere le fessure dei suoi occhi a mandorla. L'ultima volta che lo incontrai, in un paese lontano, aveva perso tutti i denti a forza di usarli a mo' di cavatappi, una sua ostentata specialità. Adesso invece, esibisce una dentiera sproporzionata al suo viso troppo aggrottato…

Appare la tenera bambina raffigurata nel ritratto appeso nella mia stanza. Si dondola dolcemente su un'altalena dalle corde intrecciate di fiori. Sono belli i suoi lunghi capelli bruni e com'è dolce, seppur acerbo, il suo visetto adolescenziale... " Resta un poco" mormoro mentre la sua figurina sta già sfumando. L'altalena porta il suo corpicino verso l'alto...e l'intera apparizione scompare mentre si affaccia invece l'indiano Karkar. Un tamil nero che muove continuamente la testa in un dondolio snodato sulle spalle come per dire " no ". Un movimento strano e assurdo dato che per lui significa indiscutibilmente si. Scalpito adesso, punto i piedi, mentre le mie tempie battono aumentano nella mente i suoni confusi. La scena non smette di ospitare tanti soggetti diversi e tutti contemporaneamente. Una gran confusione di persone dal diverso colore della pelle, dalle fattezze così lontane l'una dall'altra così come deve essere lontano il loro paese d'origine. I loro idiomi s'intrecciano, e a me sembra d'impazzire… Stringo gli occhi più che posso cercando di zittire tutti, cercando di non vedere più nessuno.

" Via! Andate via" supplico. Parlano proprio tutti insieme adesso, alzando il loro tono, gridando persino ed io respiro a fatica. Un vero tuono la mia mente. "Cosa mi sta' accadendo? Come posso fare per mandarvi via? Aria...Avrei bisogno di aria e voi m'impedite di respirare! "
Intanto un tronco mi preme sullo stomaco, e questi nanerottoli approfittatori diventano sempre più numerosi sulla scena di una forzata immaginazione.

Intravedo Henry con i suoi lunghi baffi arricciati all'insù. Una riga taglia i suoi capelli fin dietro alla nuca. Dicono sia stato un avo importante nel ramo paterno della mia famiglia, un diplomatico degli Stati Uniti, importante quanto infelice. Terminò, infatti, i suoi anni in un ospedale per malati mentali, dopo aver scritto gran parte della storia del suo secolo.
" Henry il matto! " L'ho sempre chiamato così, dopo aver visto i suoi occhi vitrei fissi nel vuoto in una vecchissima fotografia. Mabel cammina al suo fianco, cadenzando soavemente i piccoli passi, civettuola eppure sempre disponibile nell'ascoltare il prossimo, porgere un fiore e allo stesso tempo donando una parola di speranza all'ultimo degli infelici. Oh, come sa ridere lei prendendo la maggior parte delle cose serie dal lato umoristico, così tipico della sua gente...

Su di una sedia a dondolo nonno Fred sta accavallando le gambe mettendosi più comodo. Con entrambe le mani giunte, stringe un bastone e ascolta quella baraonda. Il suo è uno sguardo sornione come quello di una persona che la sa lunga...

Vocianti e zingareschi dei bimbi escono correndo da una scuola elementare e subito inizia una lotta di cartelle, tra scarpe slacciate e grandi fiocchi sciolti su dei grembiulini blu... Un andirivieni di personaggi sconosciuti e noti continuano a passare e ripassare, entrando e uscendo senza sosta in un video mentale che ormai non mi appartiene più, mentre il mio cervello si riscalda.
Il calore che ne emana lo sta gonfiando. .. Quanti sono questi fantasmi? Per quanto tempo ancora dovrò ancora sopportarli!

In tuta grigia, l'ambasciatore americano, corre veloce all'interno di un parco. Sta facendo Jogging lungo un viale. Ricordo di avergli dato un doppio 6/O giocando una partita a tennis con lui in un afoso pomeriggio in Oriente. Voleva essere la mia personale quanto inutile vendetta per le sue cattiverie nel Sud Est Asiatico. Eravamo al tempo della guerra nel Vietnam. Lui, allora, non se la prese più di tanto. Ringraziò con stile anzi, per averlo fatto correre in lungo e largo per tutto il campo, e si diresse impassibile verso le docce...

Carlona? Sei proprio tu? Amica invadente e troppo spesso ingombrante della mia vita. Hai passato i tuoi anni più belli sognando il principe azzurro. Quel principe che non venne mai da te, finché ormai acida zitella ti accontentasti di un compagno ignorante, puzzolente e beone.

E Chuy! Vecchissima Chuy, venditrice d'ananas sulle spiagge infuocate del golfo del Siam. A furia di affettare frutti e risparmiare, riuscisti persino a comperare una capanna ricoperta di foglie di bambù per la tua famiglia ed una dentiera traballante per te!

Chris! Caro Chris! Che brillante conversatore sei stato. Stavo ore ad ascoltarti, assorbendo la tua immensa cultura, il profondo sapere. Non ho mai dimenticato i tuoi occhi, così come li vedo ora, nei quali mi sto' ancora una volta specchiando. Occhi così intensi del più intenso blu rubato al cielo nell'alba di una mattinata romana...Una mattinata chiara silenziosa e irreale che fece spingere al massimo la velocità della tua auto fino a farla schiantare contro un pino maestoso e secolare... dimmi rincorri ancora l'amore, non ricambiato, per una squaw del tuo paese?
Adesso riposi alle spalle della Piramide Cestia a Roma, dove tante volte ti sono venuta a cercare incontrando solo il fantasma di Shelley. Ho compreso così che è lui ora a tenerti compagnia, lui che recita lì le sue poesie e solo per te.

Ed ecco Pattaronì, con l'accento sulla " ì ". Il rozzo calzolaio sta' ancora lavorando, a testa bassa, circondato da scarpe straniere. E' un vecchio italiano sbattuto dal vento caldo sulle fredde montagne svizzere.
" Ti facevo compagnia dopo la scuola, e ricordo sai, che tra la riparazione di una scarpa e l'altra trovasti il mio viso così colmo di nostalgia, come quella che forse stavi provando anche tu, e mi desti la prima carezza.

E tu ricordi Willy? Ma sì Willy Favre che col tempo divenne campione da sci? Mi rimproverasti un pomeriggio, manco fossi stato mio padre, perché all'uscita della scuola lo presi a calci e a pugni e, questo pensando anche a te, perché lui ci aveva chiamati " Sporchi italiani".

Via...Via...Non voglio sentire. Non vi voglio vedere! Non voglio soffrire.
I nani insistono con la loro presenza. Insistono con il loro ammassamento vociante nella mia testa. Si mescolano, si spingono, scompaiono per poi ricomparire. Si assorbono e si ricompongono senza sosta. Basta!
Cammino nervosamente in su e giù per la stanza. Mi fermo e batto ferocemente i pugni su un tavolo...e poi, vi distendo sopra il mio braccio che diventa un ventaglio ed il pugno si serra ancora di più per poi schiudersi, e spazza con violenza la sua liscia superficie. Vari oggetti cadono in terra con fracasso. Possano almeno essi, con il rumore della loro caduta aiutarmi a rimuovere quelle voci...quelle voci che mi stanno facendo davvero impazzire. Possano essi, con il loro frantumarsi pulire la mente che me li fa vedere.

E Lyn appare! Sempre abile lei nel presentarsi all'improvviso, senza un rumore, un ticchettio di scarpa, un fruscio di gonna...

...Il pescatore testardo, ancora lì in piedi sulla sua barca, incaponito nello sbattere sul fondo il pesce palla appena pescato... un pesce gonfio, ancora vivo e guizzante, e ogni suo guizzo mi appare come una pietosa preghiera...

...Patrizio...caro fratello. Non riuscivi a dormire quasi mai, mentre tutta Roma era assopita. Dalla tua casa di periferia allora mi telefonavi, ed io imbambolata dal sonno e stanca di rassicurarti, cercavo di convincerti, a voce bassa, di tornare nel tuo letto. E poco dopo " Drin drin " ed eri ancora tu! " Riuscirò a dormire solo se parliamo ancora un poco". La tua promessa rimase però, sospesa nell'aria, così come l'eco di un colpo di pistola che ti diede, spero, il sollievo, portandoti con sé in un atroce ed eterno riposo.

Roland! Eri già un attore famoso quando c'incontrammo ad un noioso cocktail Party. Eri l'ospite d'onore eppure sul più bello della festa ti eclissasti con me per trascorrere il resto della serata a divertirti sulle montagne russe del Luna Park.

Violette! Oh Violette. Ti meravigliasti, brutta razzista, nel notare che non tutti gli italiani sono sporchi, analfabeti e affamati. Anzi, nessuno lo è più da lungo tempo ormai. Così come nessuno più si sottopone al tuo sfruttamento. Ti sentisti, infatti, piccola non è vero, nel trovarti di fronte alla nostra cultura, alla bellezza del nostro paese? Tu, arrogante donna discesa dai monti, così come una valanga scende carica dalla vetta per disintegrarsi infine e trovarsi parte di un sentiero nevoso.

" Oh, pingue maialetto tedesco! Sei ancora lì, pronto al tuffo sull'alto del trampolino di una piscina dall'acqua trasparente? Tentenni, e poi, giù, ti tuffi con i pugni protesi in avanti a mo' di scudo. E poi veloce ci riprovi e giù ancora e ancora, facendoti tuo malgrado, sempre precedere dalla pancia rotondetta..."

Kousorthy, capo Indio, ex tagliatore di teste nella foresta amazzonica. Ha lo sguardo assorto nel vuoto. Sta' forse cercando la sua terra lontana? Mi chiedo se si senta ancora umiliato dai bianchi beffardi che hanno osato deridere la sua fama di feroce guerriero, mettendogli una matita tra le tue dita e chiedendogli di disegnare un semplice cerchio su un foglio di carta bianca?

Ed eccoli ancora in lacrime i due bambini americani. Li conosco bene... sono Michael e Marino, figli di un alto ufficiale dei marine, che per insegnare loro la durezza dell'animo umano, affogò la loro scimmietta nell'oceano indiano.

" Richard? Dolcissimo Richard! Ci accompagnasti, noi tuoi amici, nel ristorante più famoso della quinta strada a New York, portando di nascosto sotto l'impermeabile, un fiasco di vino Chianti per darci il benvenuto a modo tuo, nella gran mela".

E voi, sfilze di medici in bianchi camici, protagonisti da sempre nella mia vita. Mai un sorriso, mai una parola di troppo, solo il bisturi sempre in mano e i nervi d'acciaio sempre tesi.

" Sparite, tacete tutti. Tacete e sparite! Finitela con questo casino rombante nel mio cervello ".
Grido adesso, sì così...più forte!
Voglio sentire la mia voce. Voglio rompere questa cascata di suoni che stanno ottenebrando la mia mente.
Adesso urlo, insultando tutti quei personaggi, cacciandoli se posso. Insulto e urlo in una stanza vuota...poi taccio e aspetto. Aspetto e m'illudo, cullandomi in un attimo di silenzio e nel male che sento dentro...
Un attimo solo e di nuovo la via si apre alla pazzia.

" Alexandra, tenera profonda amica, anima indimenticabile, sensibile creatura. Nel solo arco di un pomeriggio, sdraiata al mio fianco sulla calda sabbia, là sul litorale, mi apristi il tuo cuore e posasti tra le mie mani la tua angoscia e l'emozione profonda con il racconto del tuo fratellino disperso in mare ".

Luca! Abbandonato dalla mamma " Diva " divise con me, per un lungo periodo, solitudine e giocattoli e, saltuariamente anche una tinozza di legno, colma d'acqua tiepida, nella quale facevamo bagno insieme davanti ad un camino acceso, in una povera casa di contadini che ospitava entrambi noi bambini.

" E tu giovane soldato americano? Ti aggrappasti a noi sconosciuti in un buio bar del grande albergo a Hong Kong, imprigionandoci dentro al tuo lungo monologo solitario. Un urlo di terrore il tuo, un rantolo prima di partire a combattere nel Vietnam..."

" E infine tu, dolcissimo bimbo mio. La tua manina aggrappata a quella di noi genitori per non perderti nell'immensa sala dell'aeroporto a Bangkok.
Una sala super affollata dai soldati americani tirati a lucido nell'attesa dell'imbarco. Dietro di loro l'inferno del Vietnam, davanti a loro un ritorno in patria dall'accoglienza incerta. Tu, ti stringevi forte a noi per non soccombere sotto una folla in divisa. Le giacche mal celavano petti gonfi di boria e le mostrine luccicavano di medaglie... erano uomini grandi e grossi nei quali tu guardavi dritto al loro cuore, porgendoci poi la tua innocenza con la domanda:
"Si ricevono medaglie anche per uccidere? "

E loro, i miseri indiani cenciosi. A Bombay ci gettarono sterco di vacca sulle scarpe per offrirci poi di ripulirle in cambio di una monetina...

"...e tu prete, che per imitare i Santi ti bruciasti i piedi, camminando sui carboni ardenti ad una festa satanica nell'isola di Ceylon. Oh, Dio. Dio perché non lo proteggesti.?"

" E poi tu ragazzo flessuoso, dal corpo e dal credo di donna. Siedi ancora sulla prua della tua barca, lisciandoti i capelli per offrirli vanitosamente al vento ".

" E anche tu, vecchio raggrinzito. Ti vedo sai, mentre raccogli delle conchiglie sulla spiaggia, pretendendo di diventare nuovamente bambino, solo perché sei in compagnia di una bimba amante, forse solo platonica, di una notte ".

" Giuliano? Ci sei anche tu Giuliano, vecchissimo contadino toscano. Ti stai nutrendo di una sola scatola di fagioli pescandoli uno ad uno dal barattolo, così come hai sempre fatto, con il solo aiuto di una forchette, allungando il pasto all'infinito ".

" E Lei, signor cardinale? Era atteso a Roma per il concilio ecumenico. Ricorda il nostro comune viaggio? Nove lunghissime ore trascorse insieme. Dagli Stati Uniti all'Europa. Nove ore per convincerci dell'esistenza di Dio...
Alla fine di quel viaggio, Lei tuffò i suoi freddi occhi neri nei nostri e sfinito concluse.
" Avete l'un l'altro, il vostro amore. Questa è cosa divina! "

Raccolgo le mie ultime forze ed esco di casa. Esco... cammino per le strade e sento il cranio ingigantirsi velocemente.
Delle vene sanguigne pulsano, si trasformano in una palla irregolare. Sono dei filamenti rossi e rosa quelli che ora vedo. Un'enorme palla, ecco ciò che é diventato il mio cervello...e galleggia, avanzando sull'asfalto...da solo ormai trascina due braccia penzoloni, due gambe inermi, un corpo esanime.
Un corpo divenuto ormai fantoccio...




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