Seduta, gambe incrociate, su una spiaggia dalla sabbia cristallina.
Lo sguardo si perde nella moltitudine di colori che sta scendendo dal cielo, lentamente a mischiare con i flutti la sua magia, formata da lingue di fuoco incrociate ,che ballano tra loro fino a perdersi nelle acque del mare.
Un oceano a dire il vero anche se si lascia chiamare "mare".
Un cane randagio si gi accucciato vicino a me, intenta a scrivere su un taccuino sgualcito, scacciando con il palmo della mano, granelli che fanno inceppare di continuo la biro.
Il compagno della mia vita accenna a qualche passo di jogging ma subito rallenta. Fa già abbastanza caldo. Guarda l'orologio, osserva la barca ancorata in distanza al largo davanti a noi, riguarda l'orologio e si spazientisce. L'imbarcazione ci appare deserta ancorata nella sua immobilità.
Ma non dovremmo gi essere a bordo?
In silenzio continuo a scrivere, cercando di fissare sulla carta i colori che vi si riflettono. Non ci riuscirò mai!
Alzo, per un attimo, gli occhi e imprigiono lo spettacolo nella mia anima, nel cassetto aperto che conterrà i miei futuri ricordi.
Ci troviamo, da qualche giorno, sull'isola di Phuket in Thailandia.
Il tempo necessario per far ricoprire i nostri corpi da un intensa abbronzatura in modo da poter affrontare questa esperienza in full immertion nella natura...sole e mare, senza poi dover soffrire di ustioni penose.
Oggi quell'imbarcazione ancorata al largo laggiù ci porterà lontano, molto lontano da questa spiaggia chiamata Patong. Con lei, andremo alla ricerca di isole solitarie che, ci dicono, essere da Sogno.
Non riesco a vederle nemmeno con il pensiero, scorgo solo orizzonte e mare avanti a me, quel nulla che per incanto le svelerà ai nostri occhi, alla nostra mente e speriamo ai nostri cuori.
Sulla spiaggia ancora deserta, ecco ora affacciarsi, un gruppetto di persone dalle varie nazionalità, appena sceso da un pulmino.
Avanzano verso di noi, si mostrano eccitati e loquaci, mischiando tra loro idiomi e comportamenti.
Peccato si siano persi il sorgere dell'alba che ora ha lasciato posto ad un mattino dal chiarore limpido e promettente !
Scrutiamo tutti la nave lontana, incuriositi, ci leviamo i sandali... impazienti d'imbarcarci.
Un paio di tailandesi ci raduna vicino ad un cannotto tenuto fermo alla riva da un ragazzo seminudo. Riceviamo poche e inutili istruzioni che non ascoltiamo nemmeno. Ci siamo tutti? Ci contano uno due tre... si, siamo una ventina di persone forse.
E il gommone ci ospita con i nostri bagagli a mano e parte rumorosamente fornito com di un motore rombante, in direzione Nave fantasma!
In realtà, appena riusciamo, in un spingi spingi del tutto occidentale, a salire sulla scaletta per ritrovarci tutti a bordo, ci accorgiamo che tanto disabitata la nave non
Tutto pare predisposto da tempo per renderci una vacanza di due giorni assolutamente speciale. Noto un mucchio di attrezzature subacquee da una parte, bombole, tute ecc. Noi, mio marito, io e forse qualcun altro, faremo semplicemente dello snorkeling. Ma alle isole Similan ci sono le famose Burma Banks dove i subacquei di tutto il mondo sognano di immergersi. E li che andremo?
Ora anche il gommone viene issato a bordo e circondato da taniche piene di cherosene. Pronti? Si parte!
Lentamente la nave si muove, fa manovra, si gira, e salpa il mare.
Non mancano, appoggiate ovunque, le ghirlande di fiori augurali. Sono, come qui, esposti ovunque in Thailandia, quali offerte sacre agli dei, parte di riti propiziatori per invocare la buona riuscita di una qualsiasi giornata.
Un rito gentile che predispone l'animo al sorriso e alla distensione.
La nave si chiama Seatran Queen e sarà il nostro albergo galleggiante per i prossimi due giorni.
Walter scende sottocoperta per visitare la nostra cabina e appoggiare il solito borsone, ormai liso, che da anni accompagna le nostre trasferte. Cerchiamo di portarci sempre dietro soltanto lo stretto necessario. Personalmente includo sempre tre sole cose. Aspirine, bloc notes, penne e spazzolino da denti. Questa volta ho aggiunto un gran numero di creme abbronzanti.
Lui, porterà un paio di libri, la macchina fotografica e il necessario per la barba. Tutto qui!
E adesso, mentre i facenti parte del gruppo, scoprono il lusso delle cabine con l'aria condizionata, il bagno personale e la comodità dei letti, io mi accomodo a poppa, su una panchina semicircolare il viso rivolto al sole già alto, all' aria, e al Sogno!
Mare e Cielo, Cielo e Mare. Niente altro adesso ci circonda e il tutto viene riscaldato da un sole che si fa sempre più cocente.
E' la prima volta che mi trovo in questa immensità su un piancito galleggiante che ora pare veramente il guscio di una noce.
Nessuna terra in vista, ovunque io volga lo sguardo. La spiaggia di Patong non si vede più da un pezzo e nemmeno l'isola di Phuket e nemmeno la terra thailandese. Nulla.
Delle isole poi nemmeno l'ombra. Strana sensazione. Inebria! Siamo in navigazione da più di due ore ormai.
A bordo tutti sono tranquilli. Una famigliola prende il sole sdraiata sulla plancia, tutta allineata, genitori ai lati e due ragazzini tra loro. Poi c'è un gruppetto di giapponesi, un paio di australiani, un uomo di colore solo
Lo guardo meglio. Sembra un ometto qualsiasi ma dal suo collo pende una catenina di acciaio con appesa una croce di legno. Strano monile. Non la solita catenina di oro massiccio ostentata da molti!
Walter, appoggiato alla balaustra prende il sole e legge. Dall'interno della cabina si sente armeggiare e parlottare in quel linguaggio thai sommesso che pare una nenia. Stanno preparandoci un buffet superlativo già lo so.
Questa nave equipaggiata per un centinaio di persone, eppure siamo così pochi.
Sarà perché è Natale nel nostro mondo occidentale e poche sono le persone evacuate in questi giorni da un sistema capitalistico super commercializzato.
Caratterialmente sono molto aperta, espansiva e curiosa. Mi piace molto lo scambio di impressioni, ma qui la natura così coinvolgente che mi fa salire un magone dentro, per lo stupore e anche se ora volessi le parole non uscirebbero, se non a forzarle.
Vicino a me, sulla panchina appoggiata alla ringhiera, venuto a sedersi l' uomo dalla strana croce appesa al collo. Indossa gli short come quasi tutti noi, e una maglietta a girocollo. Lo guardo di sottecchi. Gli sorrido. E' tutto ciò che riesco a fare immersa come sono nell'Universo.
Egli contempla lo spazio per alcuni minuti in silenzio, poi incomincia a parlare come tra sé e sè, prima lentamente e poi accelerando il suo dire.
Parla quasi filosofeggiando della linea impercettibile avanti a noi che congiunge l'acqua al blu del cielo, un impercettibile confine laggiù all'orizzonte. Distratta rimango assorta nel mio modo di contemplare un tutto, poi piano piano le vicine parole monologate mi attirano, mi affascinano.
Trovo in esse quasi uno stato di esaltazione, di trans, l'espressione di stati d'animo molto vicini a quelli che sto provando anch'io. Così le nostre costatazioni sul mondo acqua e cielo che ci circondano, nelle loro diverse profondità, si uniscono, s'intrecciano, si accavallano e si perdono
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