Un poeta thailandese, Sunthorn Phu, vi ha ambientato un poema epico i cui personaggi sono il solito principe prigioniero da una malata d'amore per lui e una sirena che lo aiuterà a fuggire.
All'epoca l'isola era nota con il nome di Koh Kaew Pjitsadan ovvero " Isola Gioiello" per l'abbondanza di sabbia bianchissima e impalpabile oppure, come ancora oggi viene chiamata da alcuni, "Isola Cajeput" a causa degli alberi di cajeput che crescono sul suo territorio e che sono apprezzati nell'intera Thailandia come legna da ardere.
I locali utilizzano il legname anche per la costruzione di barche.
Koh Samet ha la forma allungata di un kriss e la sua superficie é di soli 13 km.
Ha visto arrivare i primi visitatori solo agli inizi degli anni 80. Erano giovani thailandesi in fuga dalle città in cerca di pace. Allora gli speculatori di Bangkok videro la possibilità di lucrare su un'isola che prometteva di imitare Phuket, ma per fortuna non ci riuscirono a causa delle attenzioni governative.
Oggi Samet é un parco nazionale, uno dei sette parchi marini esistenti in Thailandia.
E' poco frequentata. Ha spiagge incontaminate e pochi bungalow a disposizione di chi li vuole trascorrervi lì, qualche giorno in assoluta pace e tranquillità.
I bungalow sono costruiti al di là della linea degli alberi e viene imposta una tassa di permanenza di 100 bath a persona, per l'ingresso nel parco.
Durante tutto l'anno i visitatori thailandesi sono più numerosi rispetto agli stranieri e in molti casi si tratta di gente che arriva la mattina e riparte la sera.
Passarvi quindi la notte da l'impressione di essere dei novelli Robinson Crosué, in un luogo ove la sera, si sentono solo le grida delle scimmie e lo sciacquio delle onde .
Le sistemazioni più care e comode sono il White Sand e il Wong Denuen, posti molto semplici e spartani per noi Europei e ben per questo ricchi di fascino.

Per giungervi si parte da Pattaya via strada costiera in un'ora circa per arrivare al semplicissimo villaggio di pescatori chiamato di Ban Phe.
Dal suo porticciolo si sale su un ferry che vi condurrà a Koh Samet.
Sull'isola ci sono spiagge di gran lunga superiori per la qualità della sabbia e per la pulizia a quelle più famose di Koh Samui o di Koh Phuket. La sabbia è così fina da venire spesso usata nell'industria del vetro.
Ci sono alcune piantagioni di cocco in un' isola quasi disabitata, a parte che da alcune famiglie di pescatori.
Una volta giunti sull'isola si può partecipare a delle visite guidate per fare un giro sulle spiagge più belle via mare, con piccole imbarcazioni locali, dove poi, si potrà pescare e dedicarsi persino al windsurf.
La spiaggia di Malibù,che vi accoglierà all'arrivo, ha un ristorante con 120 posti e altri piccoli locali sono sparsi sulle varie spiagge nascosti tra il verde intenso della vegetazione.
Il Travel Center "Malibù" posto al centro del lungomare a Pattaya organizza servizi di minibus fino a Ban Phe e da lì ad un punto di raccolta con gentili signorine che vi accompagneranno fino all'isola e vi aspetteranno ad un' ora prefissata ad un punto stabilito della spiaggia di Samet per ricondurvi poi fino ai rispettivi alberghi di appartenenza.
Koh Samet è ancora un'isola sconosciuta ai più e vale la pena di spenderci almeno una giornata, per conoscere oggi nell'intera sua primitiva bellezza ciò che domani purtroppo tenderà a scomparire.




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