"Oggi vorrei tu mi accompagnassi in un posto incantato."
"Certo con molto piacere" rispondi.
Ed insieme saliamo in auto vestiti come siamo, senza nessun tipo di preparazione. Al volo tu prendi il tuo giaccone, e a al volo io raccolgo gli occhiali da sole ed
un maglione pesante. Farà fresco laggiù. la Libertà è il nostro vestito...i sogni il nostro cibo.
Arrivati sulla strada che costeggia il Lago Lemano (lago di Ginevra) ti chiedo di rallentare. I miei occhi si illuminano, lo sento. Tu te ne accorgi e mi stringi forte
la mano con la tua destra. L'auto sbanda leggermente ed è un motivo per ridere ancora una volta insieme. "Il castello...Guarda ... è Chillon. Siamo a Montreux."
Parcheggi la macchina davanti ad un grande portone borchiato ,scendiamo eccitati ed entriamo. Mi cingi le spalle e forse sentirai un fremito.
Intanto ti racconto... a voce bassa colta dall'emozione.
"Sulle colline non lontano da qui, ho passato parte dell'infanzia. Da qualche parte ci deve essere la mia prima scuola, forse ci sarà ancora il banco di legno
scarabocchiato....E qui tra le stanze vuote di questo castello venivo con i compagni. Giocavamo a nascondino, ci si rincorreva, si strillava da un posto all'altro per
sentire l'eco delle nostre voci.
Ci si affacciava alla finestra, questa stessa dove ora siamo affacciati tu ed io per ammirare il lago con occhi incantati. I batelli lenti e sicuri incrociavano acque
qausi sempre tranquille, andando da una riva all'altra. Tra queste mura sai sono rimasti imprigionati i miei sogni.
Ero una piccola straniera qui,ospite sbandata passando da una famiglia ad un collegio e con dei genitori lontani, sconosciuti quasi, ma riuscivo ad essere
ugualmente felice. I sogni mi accompagnavano sempre,e al di là delle montagne che vedi,io mi immaginavo si trovasse la casa che avrei avuto forse un giorno
Eppure sai, quando venne il momento della definitiva partenza, quando dovetti lasciare la Svizzera e l'infanzia per tornare nell'Italia tanto sognata piansi molto.
Forse non desideravo ormai più tornarci . Così venni da sola per l'ultima volta in questo castello per un ultimo giro e sotto una pietra nascosi i mei sorrisi più
belli.
E loro rimasero imprigionati per incanto se vuoi o per magia."
Tu allora hai mosso un mattone dal muro vedendolo trabalante. Sei riuscito persino a sollevarlo un poco e mi hai detto:
"Sono qui i tuoi sorrisi guarda.Li ho ritrovati per te"
E loro, i sorrisi dimenticati, hanno riconosciuto il mio viso anche se tanto cambiato con il tempo e ora finalmente ritrovati
si rivolgono a te, al tuo viso nell'armonia serena di uno splendido mattino.
Voltiamo, uscendo dal castello, le spalle al lago, non prima di aver gettato pezzetti di pane ai cigni per il solo piacere di vederli riunirsi in gruppo alla ricerca del
cibo. Eleganti e flessuosi si spostano appena curvando lentamente il lungo collo per raggiungere una mollica.
Si, ormai dovresti saperlo, nelle mie tasche ci sarà sempre una manciata di miglio, qualche zolletta di zucchero o un avanzo di colazione. Sai bene ormai quanto
sia amica di ogni animale che incontro sul cammino e sai bene che mi fermerò sempre per offrire loro una carezza.
Vedi, io sono cresciuta qui e, poco distante dal lago, qualche chilometro appena ci sono le montagne, le alpi e un piccolissimo villaggio chiamato "Les
Diablerets." Anche lì ho speso qualche anno dell'infanzia ed è stata un 'infanzia dura. Immagina una bimba sempre ospite di qualcuno. Affiancala nel tuo
immaginare alla figlia di persone molto prese nel vivere la loro personale vita dolce, si la dolce vita appunto, a Roma. Sarebbe stata solo un ingombro per loro
giusto?
E allora quella era la soluzione ottimale. Loro, i grandi, impegnati nel Jet Set effimero della notorietà e lei lasciata crescere senza regole in piena libertà di una
Svizzera sicura e retriva.
Andavo a scuola in sci, le mani senza guanti e i vestiti sempre troppo leggeri. Lo chalet che ospita la scuola era lontano dall'abitazione e al ritorno spesso
incontravo sul mio cammino delle tormente di neve.
Una volta, così piccina, mi raggomitolai su me stessa ricordo, e la neve non tardò a coprirmi completamente.
Passò di lì un contadino e vide quel mucchio di neve bloccargli la strada e due sci incrociati poco lontano e si accorse così di una bambina quasi assiderata.
Ma c'erano anche intere giornate in cui spesso da sola, lì alle falde dei monti, mi perdevo nei boschi a parlare con i cerbiatti che mi guardavano incuriositi poco
distanti, parlare con gli uccelli rari cercando di imitarne il fischio, fare il bagno nell'acqua gelata di un ruscello, nascondermi nei mucchi di segatura in una
segheria e sognare... sognare sempre, non di diventare una principessa no, ma di possedere per un'ora soltanto un paio di ali e poter volare in alto fino a
raggiungere i picchi di quei monti e vedere da lassù l'Italia, la casa dove abitavano i miei genitori e magari vedere anche loro, presi da un momento di nostalgia
per me, poterli chiamare...e sognavo l'eco della mia voce e con essa la possibilità di raggiungerli attraverso il suono dell'affetto.
Tu mi guardi senza parlare. Ci incamminiamo veloci adesso al di là della strada. Hai adocchiato un tipico ristorantino locale e vuoi offrirmi un lauto pasto del
luogo.
Lo so...si andiamo... il parlare è dolce con te.
La nostalgia un sentimento dimenticato per sempre.
Solo calore dentro perché siamo insieme.
Solo sicurezza perché sei con me.
Grande gioia perchè sono cresciuta e perchè ho potuto conoscere te.